Buongiorno ,innanzi tutto ringrazio ideatori e moderatori di questo forum per le importanti e precise informazioni che forniscono a tutti coloro che, come me, affrontano le problematiche seguenti alla aggiudicazione di un immobile all'asta. Il 10 febbraio 2020 ci siamo aggiudicati un immobile venduto all'asta in seguito ad un fallimento. La procedura esecutiva ha avuto inizio nel 2015 prima della entrata in vigore della recente riforma. L'immobile era , ed è tutt'ora ,occupato senza titolo dall'esecutato e dalla sua famiglia come prima casa . Nella famiglia vi sono tre figli minori. Ai primi di giugno versiamo il saldo prezzo e completiamo le nostre adempienze. Sapevamo della sospensione delle liberazioni causa Covid ma, a settembre, il custode ci informa ,che la nostra pratica non è stata oggetto di sospensione. Sorpresi ,ne prendiamo atto chiedendo quali saranno i successivi passi che ci porteranno ad avere la disponibilita dell'immobile. Qui il custode rimane molto vago e ci comunica che gli aggiudicatari, non essendo parte della procedura, non possono avere informazioni e chiedere relazioni sulla sua attività. Contattato anche dal nostro avvocato, riusciamo solo a sapere che la procedura di liberazione è in corso senza ricevere nessun altro dettaglio. In un successivo contatto ,veniamo informati che gli esecutati hanno un avvocato , sottointendendo , che questo rallenterà molto le operazioni.
I nostri timori, oltre alla resistenza che gli esecutati pongono alla liberazione, vengono alimentati dalle voci che gli stessi fanno girare in paese in cui affermano che non hanno nessuna intenzione di andarsene.
Mi chiedo, è corretto che noi, aggiudicatari che hanno versato il saldo prezzo da 6 mesi, non abbiamo diritto di conoscere le attività ed iniziative poste in essere dal custode per liberare l’immobile?
Quali dovrebbero essere per legge queste azioni ed in quali tempistiche?
Ringrazio per l’attenzione e per il tempo dedicatomi