Le indicazioni fornite dall’utente andreatrotta sono corrette.
Cerchiamo comunque di fornire qualche indicazione e (soprattutto) qualche suggerimento.
Andiamo con ordine.
Le ragioni per le quali le banche rifiutano il mutuo al parente del debitore risiedono nel tenore letterale degli artt. 571 e 579 c.p.c., ai sensi dei quali “ognuno, tranne il debitore” è ammesso ad offrire.
La prevalente dottrina afferma che la norma abbia carattere eccezionale, e dunque poiché il divieto di partecipare colpisce solo il debitore, analoga preclusione non può operare nei riguardi del coniuge o dei parenti.
In questi termini si esprime la giurisprudenza. Secondo Cass. civ., sez. III, 2 febbraio 1982, n. 605, “In tema di espropriazione forzata immobiliare, la previsione dello art. 579 cod. proc. civ. denegativa per il debitore esecutato dalla legittimazione di fare offerte all’incanto - che non integra un divieto dell’acquisto da parte del debitore - costituendo norma eccezionale rispetto alla “regola” stabilita dallo stesso art. 579 per la quale la legittimazione all’offerta compete ad “ognuno”, non può trovare applicazione analogica per altre ipotesi od a altri soggetti non considerati in detta norma, neppure con riguardo al coniuge del debitore - ancorché sussista tra i coniugi il regime di comunione legale dei beni previsto dagli artt. 177 e segg. cod. civ. - sicché questi rientrando nell’ampia e onnicomprensiva categoria delineata dal richiamato art. 579 cod. proc. civ., è ammesso a fare offerte per l’incanto ed offerta di aumento del sesto dopo la aggiudicazione, senza che rilevi il fatto che, per volontà della legge, l’effetto traslativo del bene - operato direttamente soltanto in capo a lui quale offerente aggiudicatario - si ripercuota per la metà nel patrimonio del debitore esecutato”.
Nella medesima direzione sembra muoversi Cass. civ., sez. III, 16 maggio 2007, n. 11258., la quale ha ribadito che “In tema di espropriazione forzata immobiliare, la previsione contenuta nell’art.579 cod. proc. civ. (che inibisce al debitore esecutato la legittimazione di fare offerte all’incanto), costituendo norma eccezionale rispetto alla regola generale stabilita dallo stesso art. 579, non può trovare applicazione analogica rispetto ad altri soggetti non considerati in detta norma, salvo che non ricorra un’ipotesi di interposizione fittizia o che si configuri, in caso di accordo fra debitore esecutato e terzo da lui incaricato di acquistare per suo conto l’immobile, un negozio in frode alla legge”.
La ragione per la quale la banca è diffidente, riposa dunque nel fatto che la stessa suppone una interposizione fittizia o un mandato all’acquisto.
La richiesta di finanziamento dunque potrebbe essere riformulata per iscritto dichiarando che non esiste né una interposizione fittizia, né un mandato ad acquistare. Non è detto tuttavia che si ottenga il risultato sperato.
Quanto alla possibilità di chiedere una proroga per il versamento del saldo, osserviamo che ben difficilmente questo può accadere.
Il termine per il versamento del saldo prezzo è infatti termine perentorio, e quindi non prorogabile prima della sua scadenza.
In questi termini si è recentemente pronunciata la giurisprudenza della Cassazione, la quale facendo proprie le opinioni della prevalente dottrina e della giurisprudenza di merito ha osservato che "In tema di espropriazione immobiliare, il termine per il versamento del saldo del prezzo da parte dell'aggiudicatario del bene staggito va considerato perentorio e non prorogabile, attesa la necessaria immutabilità delle iniziali condizioni del subprocedimento di vendita, da ritenersi di importanza decisiva nelle determinazioni dei potenziali offerenti e, quindi, del pubblico di cui si sollecita la partecipazione, perché finalizzata a mantenere - per l'intero sviluppo della vendita forzata - l'uguaglianza e la parità di quelle condizioni tra tutti i partecipanti alla gara, nonché l'affidamento di ognuno di loro sull'una e sull'altra e, di conseguenza, sulla trasparenza assicurata dalla coerenza ed immutabilità delle condizioni tutte. (Cass., Sez. 3, 29/05/2015, n. 11171).
A questo punto l’unica strada percorribile è quella di trovare qualcuno disposto a comprare. Questo qualcuno dovrebbe versare il saldo prezzo, dopo di che, una volta trasferito il bene all’aggiudicatario, questo dovrebbe essere ritrasferito al terzo acquirente.