Sentenza per contenzioso civile

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  • Ultimo messaggio 03 marzo 2019
fabrizioco pubblicato 19 febbraio 2019

Buongiorno, con decreto di trasferimento datato 31/01/2018 sono diventato proprietario di un appartamento. Purtroppo ho trascurato una nota indicata in perizia: il condominio aveva in essere un contenzioso per opere edili realizzate nell’anno 2011.

La sentenza del 4/09/2018 ha condannato il condominio a pagare le fatture insolute, oltre a interessi di mora, spese processuali ecc.

Ovviamente in relazione ai millesimi di mia proprietà, sono tenuto a contribuire al pagamento di tali spese?

Molte grazie e complimenti ancora per l’ottimo servizio che fornite.

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inexecutivis pubblicato 23 febbraio 2019

Ai sensi dell’art. 63 disp. att. c.p.c. "chi subentra nei diritti di un condomino è obbligato solidalmente con questo al pagamento dei contributi relativi all'anno in corso ed a quello precedente".

Per anno in corso si intende non l’anno solare (per intenderci, I° gennaio – 31 dicembre), bensì all’annualità. Così la giurisprudenza, la quale ha osservato che “In tema di ripartizione delle spese condominiali, l’espressione “anno in corso”, di cui al previgente art. 63, comma 2, disp. att. c.c. – ora, in seguito all’approvazione della l. n. 220 del 2012, art. 63, comma 4, disp. att. c.c. - va intesa, alla luce del principio della "dimensione annuale della gestione condominiale", con riferimento al periodo annuale costituito dall’esercizio della gestione condominiale, il quale può anche non coincidere con l’anno solare”. (Cass. Sez. 6 - 2, Ordinanza n. 7395 del 22/03/2017. Nella stessa direzione si era espresso, in precedenza, Trib. Bolzano, 10-06-1999, secondo il quale “Il comma 2 dell'art. 63 disp. att. c.c. si riferisce all'anno di gestione e non all'anno solare nel circoscrivere al biennio anteriore all'acquisto dell'appartamento in condominio l'obbligo solidale dell'acquirente - condomino subentrante - di far fronte al pagamento dei contributi non versati dal precedente condomino”).

Dunque al fine di individuare le spese condominiali insolute occorre avere riguardo al biennio considerato dalla norma.

Diverso, invece, è il criterio da utilizzare al fine di verificare se una certa spesa rientri o meno nel biennio considerato, dovendosi distinguere, a questo proposito, tra spese di manutenzione straordinaria, da un lato, e spese di gestione, manutenzione ordinaria e necessarie alla conservazione delle parti comuni, dall’altra.

La giurisprudenza, con riferimento alle spese necessarie per la conservazione o il godimento dell’immobile ha infatti stabilito che  l'obbligazione di ciascun condomino di contribuire alle spese per la conservazione dei beni comuni nasce nel momento in cui è necessario eseguire le relative opere, mentre la delibera dell'assemblea di approvazione della spesa, che ha la funzione di autorizzarla, rende liquido il debito di cui in sede di ripartizione viene determinata la quota a carico di ciascun condomino, sicché, in caso di compravendita di un'unità immobiliare sita in edificio soggetto al regime del condominio, è tenuto alla spesa colui che è condomino al momento in cui si rende necessario effettuare la spesa” (Cass., 18.4.2003, n. 6323).

Viceversa, in tema di interventi di straordinaria manutenzione la medesima Corte di Cassazione ha precisato che “In caso di vendita di una unità immobiliare in condominio, nel quale siano stati deliberati lavori di straordinaria manutenzione, ristrutturazione o innovazioni sulle parti comuni, qualora venditore e compratore non si siano diversamente accordati in ordine alla ripartizione delle relative spese, è tenuto a sopportarne i costi chi era proprietario dell'immobile al momento della delibera assembleare che abbia disposto l'esecuzione dei detti interventi, avendo tale delibera valore costitutivo della relativa obbligazione. Di conseguenza, ove le spese in questione siano state deliberate antecedentemente alla stipulazione del contratto di vendita, ne risponde il venditore, a nulla rilevando che le opere siano state, in tutto o in parte, eseguite successivamente, e l'acquirente ha diritto di rivalersi, nei confronti del medesimo, di quanto pagato al condominio per tali spese, in forza del principio di solidarietà passiva di cui all'art. 63 disp. att. cod. civ.. (Cass., 3.12.2010, n. 24654, ove si è precisato che invece, le spese necessarie alla manutenzione ordinaria, alla conservazione, al godimento delle parti comuni dell’edificio o alla prestazione di servizi nell’interesse comune occorre avere riguardo al momento in cui nel momento in cui sorge la relativa obbligazione, indipendentemente dall’inserimento in bilancio, anche precedente, della relativa spesa, in quanto la loro erogazione effettiva non è mera esecuzione della delibera assembleare e l’appostazione di una somma nel bilancio preventivo ha la mera finalità di convalidare la congruità delle spese che il condominio prevede di dovere sostenere per le attività comprese nell’ordinaria gestione condominiale).

Così ricostruito il dato normativo e giurisprudenziale di riferimento osserviamo con riferimento al quesito posto, che per verificare quali spese sono chiedibili anche al nuovo proprietario per effetto della sentenza pronunciata occorrerebbe esaminare la sentenza per verificare quale tipo di pronuncia sia stata adottata.

Invero, se la sentenza è meramente dichiarativa dell'esistenza di una obbligazione giuridica di pagamento, dovrà aversi riguardo al momento in cui l'obbligazione pecuniaria è sorta. Quindi, nel caso di specie, poiché il contenzioso era relativo a lavori edili, occorrerà verosimilmente avere riguardo alla delibera assembleare con la quale è stata assunta la decisione di eseguire i lavori. Stesso discorso andrà compiuto, evidentemente, per gli interessi.

In questi termini sembra esprimersi la giurisprudenza, la quale ha affermato che "In tema di spese necessarie per la conservazione e il godimento delle parti comuni, poiché l'obbligo di ciascun condomino di contribuirvi insorge nel momento in cui si rende necessario provvedere ai lavori che giustificano la spesa, e non quando il debito viene determinato in concreto, qualora sia pronunciata sentenza di condanna nei confronti del condominio per inosservanza dell'obbligo di conservazione delle cose comuni, il condomino creditore che intenda agire "in executivis" contro il singolo partecipante per il recupero del proprio credito accertato dalla sentenza, deve rivolgere la propria pretesa, sia per il credito principale, che per quello, accessorio, relativo alle spese processuali, contro chi rivestiva la qualità di condomino al momento in cui l'obbligo di conservazione è insorto, e non contro colui che tale qualità riveste nel momento in cui il debito viene giudizialmente determinato (Cass. Sez. 2, 01/07/2004, 12013).

Con riferimento alle spese processuali la sentenza appena citata sembra affermare il medesimo principio, anche se a nostro avviso pare maggiormente condivisibile quanto affermato in un recente arresto, di legittimità, secondo cui "la pronuncia di condanna al pagamento delle spese processuali ha natura dichiarativa e non già costitutiva o di accertamento costitutivo e che il credito relativo sorge nel momento in cui la parte riconosciuta soccombente ha dato causa all'instaurazione del processo" (Cass., Sez. 1, 11/03/1972, n. 697; negli stessi termini, più recentemente, Cass. Sez. 1, 10/08/2007, n. 17637).

In conclusione, per le spese processuali occorrerà avere riguardo, a nostro avvio, al momento in cui il condominio è insorta la lite tra il condominio e la controparte.

fabrizioco pubblicato 25 febbraio 2019

Buongiorno, per maggior chiarezza ho allegato la sentenza. Potete confermarmi che l'amministratore condominiale non può pretendere tali spese da me acquirente/aggiudicatario? Se così fosse sicuramente anche l'esecutato non pagherà, essendo ormai irreperibile. Cosa avviene? L'amministratore comunica al creditore il nominativo dei condomini insolventi (in questo caso gli esecutati)?

Grazie infinite.

inexecutivis pubblicato 03 marzo 2019

La lettura della sentenza che consente di confermare l'ipotesi che abbiamo formulato nella prima risposta. Trattandosi di lavori di trattandosi di lavori edili, i condomini obbligati saranno quelli che rivestivano tale qualità nel momento in cui la delibera assembleare è stata adottata, dunque nel caso di specie occorrerà guardare all'anno 2011.

Lo stesso discorso deve essere svolto a proposito delle competenze legali, in relazione alle quali nessuna somma che sembra potersi richiedere al condominio è subentrato nell'anno 2018.

Quanto alle modalità attraverso cui il condominio può agire nei confronti dei condomini morosi, ricordiamo che ai sensi dell'art. 63, comma primo, disp att c.c. se vi è uno stato di ripartizione approvato dall'assemblea, l'amministratore, senza bisogno di autorizzazione di questa, può ottenere un decreto ingiuntivo immediatamente esecutivo, nonostante opposizione, ed è tenuto a comunicare ai creditori non ancora soddisfatti (in tutto o in parte) che lo interpellino i dati dei condomini morosi.

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