inexecutivis
pubblicato
19 novembre 2018
Purtroppo non esistono rimedi in relazione alla situazione prospettata, poiché il tessuto normativo di riferimento è pensato con esclusivo riguardo alle ordinarie compravendite, laddove l'applicazione dell'imposta di registro sulla rendita proposta viene concordata tra le parti e quindi inserita nel contratto.
Questo ovviamente determina che se successivamente l'Agenzia delle Entrate sia avvede del fatto che l'imposta versata è inferiore a quella dovuta in ragione poiché la base imponibile è stata individuata con riferimento ad una rendita catastale inferiore a quella successivamente accertata, procedere alla notifica dell'avviso di rettifica alle parti.
Fatta questa premessa, riteniamo che dinanzi all'agenzia delle entrate il contribuente possa contestare esclusivamente che la rendita determinata d'ufficio è errata.
Nei rapporti interni con la curatela potrebbe, invece, essere avviata un'azione per recuperare la differenza versata (con esclusivo riferimento alle sole sanzioni, poiché per il resto si tratterebbe di una imposta dovuta, ove non si contestasse la definitiva attribuzione della rendita operata dall'ufficio) poiché la proposta di una rendita errata rientra nella responsabilità esclusiva del curatore e non può essere negoziata tra le parti.