Buongiorno, vorrei partecipare ad un’asta immobiliare ma ho alcuni dubbi e avrei bisogno di qualche delucidazione.
La procedura di espropriazione (divisione giudiziale) è del 2018 ed è stata promossa dai creditori nell’ambito di un fallimento avviato nel 2014.
L’immobile è in comproprietà tra GENITORE per la quota di ¾ ( è il soggetto fallito, la sua quota era in carico al fallimento ed è deceduto poco prima dell’avvio del fallimento stesso) e FIGLIO per la quota di ¼ (unico figlio del soggetto fallito).
Nei documenti della procedura si parla di indivisibilità delle quote immobiliari e si prende atto di una procedura di tacita accettazione dell’eredità in itinere a favore del FIGLIO dopo la morte del GENITORE.
Leggendo i documenti della procedura vedo che, tra i vincoli e gli oneri che resteranno a carico dell'acquirente, risulta una domanda giudiziale, per divisione giudiziale a seguito di atto giudiziario emesso dal tribunale, trascritta circa un anno fa a favore e contro i signori proprietari di cui sopra.
Da quello che capisco leggendo anche altri argomenti simili sul forum (ma sono completamente inesperto in materia) la divisione giudiziale in questo caso è un atto del tribunale per sciogliere la comunione dei beni. È così oppure l’attuale comproprietario può vantare qualche diritto rispetto alla quota di 250/1000?
Potrebbero esserci rischi per l’acquirente di questo immobile?
Potrebbero esserci problemi in caso di eventuale, futura rivendita?
Ringrazio anticipatamente per i chiarimenti.