DELEGATO NON COMUNICA ESITO ASTA

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  • Ultimo messaggio 06 febbraio 2022
diegorivetti pubblicato 03 febbraio 2022

Buongiorno, 

oggi ho chiesto al delegato se l'asta era stata aggiudicata o andata deserta,

mi ha risposto che non è tenuto a dare risposta... ma allora a chi dovrei chiederlo?

Mi è parsa una risposta surreale, dato che non avevo chiesto nessuna informazione particolare ma solo se era avvenuta aggiudicazione provvisoria

inexecutivis pubblicato 06 febbraio 2022

A nostro avviso il professionista delegato ha violato i suoi obblighi.

L’art. 570 infatti prevede che della vendita sia dato pubblico avviso contenente gli estremi dell’immobile, del suo valore, del sito Internet sul quale è pubblicata la relativa relazione di stima, del nome e del recapito telefonico del custode nominato in sostituzione del debitore, “con l'avvertimento che maggiori informazioni, anche relative alle generalità del debitore, possono essere fornite dalla cancelleria del tribunale a chiunque vi abbia interesse”.

Tra queste “maggiori informazioni” riteniamo che debba essere necessariamente ricompresa anche quella relativa all’esito della vendita, trattandosi di elemento idoneo a orientare il mercato.

 

Peraltro, a nostro avviso obbligazione di tal fatta si ricava anche dai principi generali della buona fede (art. 1375 c.c.) e della diligenza (art. 1176 c.c.), con cui le obbligazioni (tutte) devono essere adempiute.

Nell’adempimento delle obbligazioni la buona fede si impone quale obbligo di salvaguardia, prescrivendo alle parti di agire in modo da preservare integri gli interessi dell’altra. Questo impegno di solidarietà, che contribuisce ad integrare la disciplina pattizia del contratto, trova un limite nell’interesse del soggetto che è chiamato ad adempiere. Questi, cioè, è tenuto a far salvo l’interesse altrui nei limiti di un apprezzabile sacrificio, personale o economico.

In questi termini si è detto che la buona fede identifica l’obbligo di ciascuna parte di salvaguardare l’utilità dell’altra nei limiti in cui ciò non comporti un apprezzabile sacrificio.

La stessa giurisprudenza della Corte di Cassazione, ha fatto propri questi concetti, affermando che “L'obbligo di buona fede oggettiva o correttezza costituisce un autonomo dovere giuridico, espressione di un generale principio di solidarietà sociale, applicabile in ambito contrattuale ed extracontrattuale, che impone di mantenere, nei rapporti della vita di relazione, un comportamento leale (specificantesi in obblighi di informazione e di avviso) nonché volto alla salvaguardia dell'utilità altrui, nei limiti dell'apprezzabile sacrificio” (Cass. Sez. 3, n. 3462 del 15/02/2007).

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