Custode non collaborativo?

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  • Ultimo messaggio 09 maggio 2020
fan24 pubblicato 08 maggio 2020

A seguito del decreto di trasferimento e contestuale ordine di rilascio immediato dell'immobile, il nuovo proprietario dell'immobile ha concesso all'esecutato un termine ulteriore di 45 giorni per il rilascio con dichiarazione unilaterale.

Nel frattempo l'emergenza Covid fermava apparentemente tutto.

Qualche giorno fa è stato interpellato il custode per capire come si sarebbe attivato nei confronti dell'esecutato, ma quest'ultimo parrebbe opporre il fatto che, essendo intervenute trattative stragiudiziali tra le parti, lui non sarebbe più legittimato ad attivarsi per il rilascio.

E se si attivasse, l'esecutato farebbe opposizione al suo provvedimento.

C'è un modo per sbloccare la situazione?

 

 

 

inexecutivis pubblicato 09 maggio 2020

Il suggerimento che ci sentiamo di offrire è quello di diffidare il custode (meglio a mezzo di raccomandata a.r., e meglio ancora se sottoscritta da un legale) ad adempiere al suo obbligo di consegna del bene libero da persone e cose.

Infatti, "Nella vendita forzata, pur non essendo ravvisabile un incontro di consensi, tra l'offerente ed il giudice, produttivo dell'effetto transattivo, essendo l'atto di autonomia privata incompatibile con l'esercizio della funzione giurisdizionale, l'offerta di acquisto del partecipante alla gara costituisce il presupposto negoziale dell'atto giurisdizionale di vendita; con la conseguente applicabilità delle norme del contratto di vendita non incompatibili con la natura dell'espropriazione forzata, quale l'art. 1477 cod.civ. concernente l'obbligo di consegna della cosa da parte del venditore. Ne deriva che, in relazione allo "ius ad rem" (pur condizionato al versamento del prezzo), che l'aggiudicatario acquista all'esito dell'"iter"esecutivo, è configurabile un obbligo di diligenza e di buona fede dei soggetti tenuti alla custodia e conservazione del bene aggiudicato, così da assicurare la corrispondenza tra quanto ha formato l'oggetto della volontà dell'aggiudicatario e quanto venduto. Pertanto, qualora l'aggiudicatario lamenti che l'immobile aggiudicato sia stato danneggiato prima del deposito del decreto di trasferimento, il giudice è tenuto a valutare la censura dell'aggiudicatario medesimo, diretta a prospettare la responsabilità del custode (nella specie, della curatela fallimentare che aveva proceduto alla vendita forzata), in base ai principi generali sull'adempimento delle obbligazioni (art. 1218 cod. civ.), per inadeguata custodia del bene posto in vendita, fino al trasferimento dello stesso (Cassazione civile, sez. I 17 febbraio 1995, n. 1730; Cass. 30 giugno 2014, n. 14765).

Del resto, lo stesso vale anche nelle vendite ordinarie, laddove si è detto che Nella vendita ad effetti reali, un volta concluso il contratto, l'acquirente consegue immediatamente, e senza necessità di materiale consegna, non solo la proprietà ma anche il possesso giuridico ("sine corpore") della "res vendita", con l'obbligo del venditore di trasferirgli il possesso materiale ("corpus"), che si realizza con la consegna e che, quanto al tempo della sua attuazione, ben può essere regolato dall'accordo dell'autonomia delle parti”. (Cass. n. 569 del 11/01/2008).

Su questi principi non ci pare che possa influire il fatto che da parte sua sia stato concesso all’occupante un periodo di tempo per provvedere alla liberazione del bene.

Invero, la rinuncia ad un diritto (id est quello alla liberazione dell’immobile) deve risultare da comportamenti inequivoci, e tali non possono essere considerati comportamenti di mera tolleranza (In generale, sulla valenza di atti di mera tolleranza cfr. cass., sez. III, 22 ottobre 2004, n. 20595).

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