Buongiorno,
ho comprato recentemente all'asta la mia prima casa: un appartamento posto al primo piano di un edificio di sole due unità con un negozio al piano terra.
Premetto che l'edificio, costruito nel dopoguerra, era, in origine, adibito interamente ad abitazione.
Negli anni 60 e poi a metà anni 80, l'edificio ha subito importanti restauri tra cui il cambio di destinazione d'uso del piano terra, prima in magazzino poi in negozio.
Il tutto ad opera dello stesso proprietario che aveva provveduto alla costruzione.
Subito dopo questi interventi manutentivi il piano terra- diventato negozio- è stato venduto.
Ora, il proprietario del negozio rivendica una servitù di canna fumaria a carico della mia abitazione per destinazione del padre di famiglia in quanto asserisce essere stata esistente nel momento in cui l'immobile è stato diviso dal proprietario originario in due proprietà.
Preciso che il proprietario originario nell'atto di vendita del negozio ha precluso al negozio stesso qualsiasi accesso o diritto alla corte interna dove la controparte vorrebbe ripristinare la canna. La corte interna è quindi di proprietà di terzi ma non del negozio.
In nessuna pratica edilizia a mie mani compare mai la canna che probabilmente c'era in origine a servizio dell'abitazione e poi è stata tolta.
Chiedo cortesemente se sia rilevante o meno e se è di per se sufficiente il fatto che che in perizia non si faccia menzione di questa servitù, non risulti trascritta in nessun documento pubblico e la canna non sia fisicamente presente.
Nel muro è rimasta solo la traccia ad evidenziarne la rimozione.
Può la controparte costruire senza la mia autorizzazione o senza fornire prove più convincenti?
Grazie per le risposte sempre precise ed esaurienti e la disponibilità.
Saluti.